LODE DEL COMUNISMO
(1933)
È
ragionevole, chiunque lo capisce. È facile.
Non sei uno sfruttatore, lo puoi intendere.
Va bene per te, informatene.
Gli idioti lo chiamano idiota e, i sudici, sudicio.
È contro il sudiciume e contro l’idiozia.
Gli sfruttatori lo chiamano delitto.
Ma noi sappiamo:
è la fine dei delitti.
Non è follia ma invece
fine della follia.
Non è il caos ma
l’ordine, invece.
È la semplicità,
che è difficile a farsi.
COLUI CHE DUBITA
Sempre, ogni volta che ci pareva di aver trovato la risposta a un problema,
uno di noi scioglieva, sulla parete,
il nastro dell’antico rotolo cinese
sí che svolgesse e visibile apparisse
l’uomo seduto che tanto dubitava.
Io, ci diceva, sono colui che dubita.
Dubito che sia riuscito il lavoro che v’ha inghiottiti i giorni.
Che, quel che avete detto,
se detto peggio valga tuttavia per qualcuno.
Che lo abbiate detto bene e che forse un po' troppo vi siate, alla verità di quanto avete detto, affidati.
Che sia ambiguo:
per ogni possibile errore vostra sarebbe la colpa.
Può anche essere troppo univoco
e allontanar dalle cose la contraddizione;
non è troppo univoco?
Allora quel che dite è inutilizzabile.
Le cose vostre sono inanimate, allora.
Siete realmente nel corso degli eventi?
Compresi con tutto quel che diviene?
Siete ancora in divenire, voi?
Chi siete?
A chi parlate?
A chi serve quel che state dicendo?
E, fra parentesi: vi lascia sobri?
Si può leggerlo di mattina?
È anche congiunto al presente?
Le tesi davanti a voi enunciate son messe a profitto
o almeno confutate?
Tutto è documentabile?
Per esperienza? Di chi?
Ma prima di tutto e sempre,
e ancora prima d’ogni cosa:
come si agisce se si crede a quel che dite?
Prima di tutto: come si agisce?
Pensierosi
noi si considerava con curiosità
l’uomo turchino dubitare dal quadro,
ci si guardava e da capo si ricominciava.
GERMANIA
Parlino
altri della propria vergogna,
io parlo della mia.
O
Germania, pallida madre!
come
insozzata siedi
fra
i popoli!
Fra
i segnati d'infamia
tu
spicchi.
Dai
tuoi figli il più povero
è
ucciso.
Quando
la fame sua fu grande
gli
altri tuoi figli
hanno
levato la mano su lui.
E
la voce ne è corsa.
Con
le loro mani levate così,
levate contro il proprio fratello
arroganti ti sfilano innanzi
e ti ridono in faccia.
Tutti
lo sanno.
Nella
tua casa
si
vocia forte la menzogna.
Ma
la verità
deve
tacere.
È
così?
Perché
ti pregano gli oppressori, tutt'intorno, ma
ti accusano gli oppressi?
Gli
sfruttati
ti
mostrano a dito, ma
gli
sfruttatori lodano il sistema
che
in casa tua è stato escogitato!
E
invece tutti ti vedono
celare
l'orlo della veste, insanguinato
dal
sangue del migliore
dei
tuoi figli.
Udendo
i discorsi che escono dalla tua casa, si ride.
Ma
chi ti vede va con la mano al coltello
come
alla vista d'un bandito.
O
Germania, pallida madre!
Come
t'hanno ridotta i tuoi figli,
che
tu in mezzo ai popoli sia
o
derisione o spavento!
DOMANDE
DI UN LETTORE OPERAIO
Chi
costruì Tebe dalle Sette Porte?
Dentro i libri ci sono i nomi dei re.
I re hanno trascinato quei blocchi di pietra?
Babilonia tante volte distrutta,
chi altrettante la riedificò? In quali case
di Lima lucente d'oro abitavano i costruttori?
Dove andarono i muratori, la sera che terminarono
la Grande Muraglia?
La grande Roma
è piena di archi di trionfo. Chi li costruì? Su chi
trionfarono i Cesari? La celebrata Bisanzio
aveva solo palazzi per i suoi abitanti?
Anche nella favolosa Atlantide
nella notte che il mare li inghiottì, affogarono
implorando aiuto dai loro schiavi.
Il giovane
Alessandro conquistò l'India.
Lui solo?
Cesare sconfisse i Galli.
Non aveva con sé nemmeno un cuoco?
Filippo di Spagna pianse, quando la sua flotta
fu affondata. Nessun altro pianse?
Federico II vinse la guerra dei Sette Anni. Chi
vinse oltre a lui?
Ogni
pagina una vittoria.
Chi cucinò la cena della vittoria?
Ogni dieci anni un grande uomo.
Chi ne pagò le spese?
Tante
vicende.
Tante domande.
IL
ROGO DEI LIBRI
Quando
il regime ordinò che in pubblico fossero arsi
i libri di contenuto malefico e per ogni dove
furono i buoi costretti a trascinare
ai roghi carri di libri, un poeta scoprì
- uno di quelli al bando, uno dei meglio - l'elenco
studiando degli inceneriti, sgomento, che i suoi
libri
erano stati dimenticati. Corse
al
suo scrittoio, alato d'ira
e
scrisse ai potenti una lettera.
Bruciatemi!,
scrisse di volo, bruciatemi!
Questo
torto non fatemelo! Non lasciatemi fuori! Che forse
la
verità non l'ho sempre, nei libri miei, dichiarata? E ora
voi
mi
trattate come fossi un mentitore! Vi comando:
bruciatemi!
LA
GUERRA CHE VERRÀ
La guerra che verrà non è la prima.
Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva
la fame.
Fra
i vincitori faceva la fame
la
povera gente
egualmente.
MIO
FRATELLO FACEVA L'AVIATORE
Mio
fratello faceva l’aviatore,
gli
diedero un giorno una carta.
Egli
ha fatto i suoi bagagli.
La
rotta verso Sud era segnata.
Mio
fratello è un conquistatore.
Il
nostro popolo ha bisogno
di
spazio. E procurarsi delle terre
è
per noi un vecchio sogno.
Mio
fratello ha conquistato lo spazio
nel
massiccio del Guadarrama.
È
lungo un metro e ottanta,
è
fondo un metro e cinquanta.
HOLLYWOOD
ogni mattina
per
guadagnarmi da vivere
vado al mercato
dove
si comprano le bugie
pieno di speranza
mi metto tra chi vende
se durassimo in eterno
tutto cambierebbe
dato che siamo mortali
molto rimane come prima
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LODE
DELLA DIALETTICA
L'ingiustizia
oggi cammina con passo sicuro.
Gli
oppressori si fondano su diecimila anni.
La
violenza garantisce: Com'è, così resterà.
Nessuna
voce risuona tranne la voce di chi comanda
e
sui mercati lo sfruttamento dice alto: solo ora io comincio.
Ma
fra gli oppressi molti dicono ora:
quel
che vogliamo, non verrà mai.
Chi
ancora è vivo non dica: mai!
Quel
che è sicuro non è sicuro.
Com'è,
così non resterà.
Quando
chi comanda avrà parlato,
parleranno
i comandati.
Chi
osa dire: mai?
A
chi si deve, se dura l'oppressione? A noi.
A
chi si deve, se sarà spezzata? Sempre a noi.
Chi
viene abbattuto, si alzi!
Chi
è perduto, combatta!
Chi
ha conosciuto la sua condizione, come lo si potrà fermare?
Perché
i vinti di oggi sono i vincitori di domani
e
il mai diventa: oggi!
LA
SCRITTA INVINCIBILE
(1934)
Al tempo della guerra mondiale
in una cella del carcere italiano di San Carlo
pieno di soldati arrestati, di ubriachi e di ladri,
un soldato socialista incise sul muro col lapis copiativo:
viva Lenin!
Su, in alto, nella cella semibuia, appena visibile, ma
scritto in maiuscole enormi.
Quando i secondini videro, mandarono un imbianchino con un secchio
di calce
e quello, con un lungo pennello, imbiancò la scritta minacciosa.
Ma siccome, con la sua calce, aveva seguito soltanto i caratteri
ora c'è scritto nella cella, in bianco:
viva Lenin!
Soltanto un secondo imbianchino coprì il tutto con più
largo pennello
sì che per lunghe ore non si vide più nulla. Ma al
mattino,
quando la calce fu asciutta, ricomparve la scritta:
viva Lenin!
Allora i secondini mandarono contro la scritta un muratore armato
di coltello.
E quello raschiò una lettera dopo l'altra, per un'ora buona.
E quand'ebbe finito, c'era nella cella, ormai senza colore
ma incisa a fondo nel muro, la scritta invincibile:
viva Lenin!
E ora levate il muro! Disse il soldato.
RICORDO DI MARIE A.
Un giorno di settembre, il mese azzurro,
tranquillo sotto un giovane susino
io tenni l'amor mio pallido e quieto
tra le mie braccia come un dolce sogno.
E su di noi nel bel cielo d'estate
c'era una nube ch'io mirai a lungo:
bianchissima nell'alto si perdeva
e quando riguardai era sparita.
E da quel giorno molte molte lune
trascorsero nuotando per il cielo.
Forse i susini ormai sono abbattuti:
Tu chiedi che ne è di quell'amore?
Questo ti dico: più non lo ricordo.
E pure certo, so cosa intendi.
Pure il suo volto più non lo rammento,
questo rammento: l'ho baciato un giorno.
Ed anche il bacio avrei dimenticato
senza la nube apparsa su nel cielo.
Questa ricordo e non potrò scordare:
era molto bianca e veniva giù dall'alto.
Forse i susini fioriscono ancora
e quella donna ha forse sette figli,
ma quella nuvola fiorì solo un istante
e quando riguardai sparì nel vento.
IL FUMO
la
casetta
fra
gli alberi al lago
dal
tetto fila fumo.
Non
ci fosse,
come tristi allora
casa, alberi e lago
AL
MOMENTO DI MARCIARE
MOLTI NON SANNO
che
alla loro testa marcia il nemico.
La
voce che li comanda
è
la voce del loro nemico.
E
chi parla del nemico
è
lui stesso il nemico.
L'AMORE PER IL FÜHRER
L'amore
del popolo per il Führer è molto grande.
Ovunque
egli vada
è
circondato da gente in uniformi nere
che
lo ama al punto
da
non distogliere l'occhio da lui.
Quando
egli siede in un caffè
immediatamente
gli si siedono intorno cinque giganti perché
possa
godersi un po' di svago.
Le
SS specialmente lo amano con tanta passione
che
quasi lo invidiano al resto del popolo e
gli
stanno addosso, tanto
sono
gelose. E quando una volta con alcuni generali
fece
una gita di fine settimana su un incrociatore
e
passò un'intera notte solo con loro
scoppiò
una rivolta fra le SA e egli dovette
farne
fucilare centinaia.
GENERALE,
il tuo carro armato è una macchina potente
spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d’una tempesta e porta più di
un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l’uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.
SUL
MURO
c'era scritto col gesso
vogliono la guerra
chi l'ha scritto
è già caduto
IL
CAMBIO DELLA RUOTA
sto seduto ai margini della strada
l'autista cambia la ruota
non sto bene lì da dove vengo
non sto bene lì dove vado
perché vedo il cambio della ruota
con impazienza?
LA
PRIMA OCCHIATA
(1956)
dalla finestra al mattino
il vecchio libro ritrovato
visi entusiasti
neve
il mutamento delle stagioni
il giornale
il cane
la dialettica
docce
nuotare
vecchia musica
scarpe comode
comprendere
nuova musica
scrivere, piantare
viaggiare, cantare
esser cortesi
ALBA
non per caso
l'alba di un nuovo giorno
Inizia col grido del gallo
che fin dai tempi antichi indica
un tradimento.
BUONE ABITUDINI IN AMORE
(1934)
Non creder che, avuto, resti il godimento. Sovente fu provato?
Ancor più spesso cresce.
Rifare quello che molte volte già facemmo
È proprio ciò che così forte poi ci unisce.
Del tuo didietro il soprassalto lieve
Da lungo atteso, dalla tua carne astuzia!
Oh la seconda volta, la delizia
Che la tua soffocata voce mi richiede!
Questo sciogliersi dei tuoi ginocchi!
Questo tuo darti!
Questo tremare, poi, da cui la mia carne apprende Che appena spento il tuo goder riprende!
Questo tuo pigro volgerti! Questo tuo indolente farti
Più contro di me, e tu già mi sorridi!
Ah, se non fosse stato fatto tante volte, questa volta non sarebbe così dolce. |