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Bertrand Russell
Perché non sono cristiano
Tea 1999, € 8,00 |
Uno dei pochi geni ancora «universali» del secolo ventesimo, paragonabile forse ad Einstein e Freud per ricchezza e varietà di intuizioni, Bertrand Russell affronta globalmente il discorso sull’etica e sulla fede in quest’opera, che è tra le sue più note, più polemiche e tuttora attuali, sintetizzando la sua ferma e battagliera posizione di libero pensatore, nel senso più radicale e universale del termine, contro ogni dogma e ogni inutile rinuncia.
Liberi pensatori fra i cattolici e i protestanti
Io sono fermamente convinto che tutte le religioni, come sono dannose, così sono false. [...] Il mondo necessita di menti e di cuori aperti, non di rigidi sistemi, vecchi o nuovi che siano (Prefazione).
Gli argomenti speculativi non spingono gli uomini a credere in un Dio: molti vi credono solo perché non sanno liberarsi dagli insegnamenti appresi nell’infanzia: nell’uomo c’è il desiderio di credere in Dio per bisogno di sicurezza e di protezione (11).
Possiamo constatare che, in ogni epoca, l’intensità della fede religiosa è andata di pari passo con inaudita crudeltà e scarso benessere (15).
Il timore, fondamento della religione. In principio, dunque, fu la paura: paura dell’occulto, paura dell’insuccesso, paura della morte. La paura porta alla crudeltà, ed è per questo che crudeltà e religione stanno bene insieme (17).
La religione ha contribuito alla civiltà? Non credo ci sia un solo santo, in tutto il calendario, la cui santità sia dovuta ad opere di vera utilità pubblica (25).
Il cristiano moderno è divenuto certamente più tollerante, ma non per merito del cristianesimo. Questo addolcimento del costume è dovuto a generazioni di liberi pensatori che - dal Rinascimento ad oggi - hanno provocato nei cristiani un senso di sana vergogna per i loro tradizionali pregiudizi (27).
È palese che alla base della religione c’è la paura poiché - ogni qualvolta accade una disgrazia - si rivolge il pensiero a Dio: guerre, pestilenze, naufragî e cataclismi promuovono la religione. Ma la religione solletica anche la vanità, l’orgoglio, la presunzione (31).
La superstizione influisce negativamente non soltanto sui metodi educativi, ma anche sulla scelta degli insegnanti (Il mio credo, 51).
La fede in una vita futura non nasce da argomenti razionali, bensì da emozioni. Fra queste, la più importante è la paura della morte, istintiva e biologicamente utile. Se davvero credessimo nella vita futura, il pensiero della morte non ci spaventerebbe affatto. [...] (Sopravviviamo alla morte? (70)
In senso lato, si potrebbe dire che ai protestanti piace essere buoni, ed hanno inventato la teologia per mantenersi tali, mentre ai cattolici piace essere cattivi, ma hanno inventato la teologia per mantenere buono il prossimo...
Di qui il carattere sociale del cattolicesimo e il carattere individuale del protestantesimo.
Religione e morale
Può la religione lenire i nostri affanni? [...] La morale non è strettamente legata alla religione come pretendono le persone religiose. Direi, anzi, che certe fondamentali virtù si riscontrano più facilmente fra coloro che rifiutano i dogmi religiosi che fra coloro che le accettano (161).
Cristiani e comunisti. Gli apologisti cristiani hanno l’abitudine di considerare il comunismo come qualcosa di molto diverso dal cristianesimo, e di mettere in contrasto i suoi mali con le supposte benedizioni di cui godono i popoli cristiani. È un grave errore. I mali del comunismo sono gli stessi mali del cristianesimo. Nella sostanza la OGPU (Ghepeù) non differisce dalla Santa Inquisizione [...] I comunisti falsificano la storia come l’ha falsificata la Chiesa, fino al Rinascimento. Se la Chiesa oggi non è detestabile come il governo sovietico, lo si deve all’influenza dei suoi oppositori: dal Concilio di Trento ai nostri giorni, qualsiasi miglioramento avvenuto nella Chiesa è da ascriversi a merito dei suoi nemici (165).
Passione persecutoria. Ma il cristianesimo ha determinato veramente una morale migliore di quella dei suoi rivali e oppositori? [...] Semmai, esso si è distinto dalle altre religioni per un gusto speciale della persecuzione. I buddisti, ad esempio, non hanno mai perseguitato i loro avversari. L’impero dei califfi è stato molto più tollerante nei confronti di ebrei e cristiani di quanto non lo fossero i cristiani nei confronti di ebrei e maomettani. [...] Ogni Chiesa sviluppa un istintivo senso di autoconservazione e mette in ombra quella parti della dottrina del fondatore che non servono allo scopo (169).
Il mondo non ha bisogno di dogmi; ha bisogno di libera ricerca.
Sir Bertrand Arthur William Russell (1872 Ravenscroft, Galles - 1970 Penrhyndeudraeth, Galles), filosofo, matematico e scrittore britannico, premio Nobel per la letteratura nel 1950. Oltre alle scienze matematiche, coltivò interessi per le scienze umane e per la storia della civiltà, ma fu anche coraggioso militante pacifista contro i pericoli della guerra fredda e dell’olocausto nucleare. Tra le sue opere, oltre quella citata nella presente scheda, La saggezza dell’Occidente, Principia Mathematica, Storia della filosofia occidentale, Saggi scettici, Autorità e individuo, Matrimonio e morale..
Luciano Franceschetti, giugno 2000 (dal sito UAAR)
Alla fine degli anni '50 Russell
fu Presidente del CND (Campaign for Nuclear Disarmament) che, su iniziativa di Gerald Holtom, assunse come proprio simbolo un'elaborazione grafica dei segnali D e N usati sulle portaerei: D per disarmo e N per nucleare, a cui si aggiunse il cerchio, che significa "globale." Il primo utilizzo pubblico del simbolo pare risalga alla marcia di Aldermaston, in Inghilterra, nel 1958, come riportò un articolo del Manchester Guardian. Alcuni anni dopo il simbolo cominciò ad essere utilizzato come bandiera dal movimento studentesco contro la guerra in Vietnam, diventando uno dei più noti simboli della cultura giovanile degli anni sessanta.
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