REGISTRATION  EVALUATION  AUTHORISATION of CHEMICALS

Il Parlamento Europeo per l'eliminazione delle sostanze chimiche pericolose


Così le Monde del 15.12.06: “Per quanto imperfetto, questo testo costituisce un passo nella giusta direzione, quella di una “chimica verde” che eliminerà progressivamente i prodotti nocivi per la salute. L’industria chimica europea, a buon diritto, ha addotto come argomento la minaccia alla sua competitività, giacché è vero che quelle degli altri continenti sono sottoposte ad obblighi meno pesanti. Ma così essa si attrezza per l’avvenire perché, sviluppando prodotti puliti, acquisterà un vantaggio sulla concorrenza. Dietro REACH si disegna il modello economico su cui l’Europa deve fare affidamento: una industria e delle attività rispettose, per principio, dell’ambiente e della salute.”

Con il voto del Parlamento (18.11), l’iter legislativo di REACH è terminato ed il testo approvato (relatore il parlamentare PSE Guido Sacconi) ha introdotto importanti miglioramenti e sono stati rettificati alcuni dei più vistosi arretramenti compiuti nelle settimane precedenti da altre commissioni parlamentari ed in particolare dalla Commissione Mercato Interno.

Contrariamente a quanto suggerito dalle letture più semplificate o strumentali del giorno dopo, questa importante opera di riscrittura del progetto legislativo non ha solamente rafforzato il suo contenuto di tutela della salute e dell’ambiente ma ha anche affinato gli elementi di gestibilità del sistema a vantaggio delle imprese, in particolare di quelle di minore dimensione. Un bilanciamento dei due aspetti di cui l’alleanza di centrosinistra che ha prevalso nel voto (PSE, Liberali, GUE, Verdi ma anche ID) si è fatta responsabilmente carico. Il frutto maturo di mesi e mesi di approfondimenti, confronti e negoziati che hanno consentito di districarsi in una selva di migliaia di emendamenti con l’adozione di pacchetti di compromesso spesso sottoscritti e sostenuti anche dal PPE.

Certo, i passi in avanti più consistenti hanno riguardato salute ed ambiente, rendendo in specie più rigorosa e stringente la procedura di autorizzazione delle sostanze più pericolose. Ma questo è esattamente lo scopo, il fine di REACH!

REACH infatti accorpa, riforma e rimpiazza una legislazione esistente (40 direttive!) che c’è e però non funziona. Basti dire che, in più di vent’anni, delle 100.000 sostanze chimiche circolanti sul mercato, solo poche centinaia sono state in qualche modo sottoposte a controllo. REACH, realisticamente, si occuperà solo del 30% di esse, vale a dire quelle prodotte o importate in quantità superiore ad 1 tonnellata all’anno. Si istituirà una Agenzia Europea che avrà il compito di raccogliere le informazioni su queste sostanze, valutarle e individuare quali di esse assimilare a quelle che sono già conosciute come estremamente pericolose (cancerogene, mutagene, tossiche per la riproduzione, bioaccumulative e persistenti). Il mantenimento o l’immissione di queste sostanze sul mercato saranno quindi sottoposti ad una procedura di autorizzazione o di limitazione a certi usi, livelli di esposizione ecc.

Bene: il voto ha reso questo complesso di regole più incisivo. Non per promuovere una sostituzione “obbligatoria” , per decreto, dei prodotti chimici davvero nocivi. Una vera caricatura! Al contrario, lo scopo è di responsabilizzare le imprese nella ricerca di soluzioni alternative realistiche e più sicure anche quando non immediatamente meno costose. E questo anche allo scopo di favorire a breve termine una maggior fiducia nei consumatori (che è drammatica esigenza dell’industria chimica!) e, a più lungo termine, di promuovere l’innovazione e quindi la competitività dell’industria europea. Cosa di cui esiste un bisogno estremo, in particolare per la chimica italiana.

Ma è anche sul terreno specifico dell’impatto della nuova legislazione sul sistema delle imprese che si sono trovate molte soluzioni migliorative.

Si pensi alla precisazione e delimitazione del campo d’applicazione del regolamento o di alcune sue parti, con l’adozione di alcune, esplicite, esclusioni: rifiuti, alimenti e mangimi, cellulosa, oli, metalli non trattati chimicamente e altri. Penso alla introduzione del sistema OSOR (“una sostanza una registrazione”), mediante il quale le imprese saranno tenute a condividere dati e costi, a tutto vantaggio delle pmi. Soluzione ostinatamente quanto irragionevolmente avversata dall’industria tedesca, tanto da costringere al silenzio le associazioni nazionali di categoria degli altri paesi che pure l’apprezzano molto. Un modo davvero curioso di assumersi le proprie responsabilità!
Ma il punto più importante – una vera e propria svolta – è stata la decisione di introdurre un regime “speciale” per la registrazione delle sostanze prodotte nelle minori quantità (da 1 a 10 t/a). Produttori ed importatori di queste sostanze (2 terzi del totale!) saranno tenuti ad una registrazione completa solo nel caso esse rientrino in una delle sei categorie che sono state selezionate come a più alto rischio potenziale. In caso contrario, sotto la sua responsabilità, il dichiarante potrà limitarsi ad una documentazione ridotta. Sarà l’Agenzia europea, in ogni caso, a vigilare su eventuali abusi attraverso periodiche indagini a campione. Come si vede, una soluzione ragionevole, che riduce l’impatto burocratico ed economico per le aziende, e tuttavia non incrina il pilastro portante del nuovo sistema: l’inversione dell’onere della prova che passa dalle autorità pubbliche alle imprese. Non un principio astratto, si badi bene, bensì il principale cambiamento rispetto alla legislazione vigente che, proprio a causa di ciò, non ha funzionato o ha funzionato in modo troppo difforme da paese a paese. Anche per questo si passa da una selva di Direttive ad un unico Regolamento Europeo il cui motore sarà l’Agenzia della quale abbiamo non a caso rafforzato e qualificato funzioni e compiti.

È su questo aspetto centrale – la registrazione delle sostanze e cioè l’alimentazione del sistema – che si è svolto lo scontro più acuto in quasi tre anni di battaglia. Uno scontro destinato a durare fino al momento del voto in plenaria, previsto a metà novembre. La posizione di CEFIC (l’associazione europea del settore chimico), fedelmente rappresentata dal PPE, resta sostanzialmente la stessa, anche se tatticamente è evoluta nel tempo: scaricare l’onere della prova sull’Agenzia, facendo entrare nel sistema il minor numero possibile di sostanze e con il minimo di documentazione possibile. Ed ora l’attacco principale si concentra sui medi tonnellaggi (10-100 t/a; circa 5000) a proposito dei quali si vuole ridurre la documentazione portandola addirittura al di sotto della legislazione vigente e della stessa normativa internazionale. Un attacco pericolosissimo, una posizione non negoziabile, contro la quale la CES è giustamente mobilitata. È vero che i test previsti sono in questo caso costosi ma essi sono assolutamente indispensabili per mettere in sicurezza l’ambiente di lavoro sia nelle aziende produttrici sia nelle aziende utilizzatrici delle sostanze chimiche, giacché si tratta di informazioni che devono essere veicolate lungo tutta la catena di rifornimento. E sinceramente, per una ragione di costi – fra l’altro spalmati in 11 anni e che, io dico, si possono distribuire in un periodo anche più lungo – non me la sento di concorrere ad una decisione che fa pagare un prezzo sociale così alto

Le organizzazioni ambientaliste (Amici della Terra, Greenpeace, Legambiente e WWF) sono soddisfatte del voto di oggi del Parlamento europeo su REACH per l'introduzione del principio di sostituzione, ma sono fortemente critiche sul fatto che il parlamento abbia esentato migliaia di sostanze chimiche dall'obbligo di fornire informazioni sulla salute e la sicurezza.

Il Parlamento europeo ha votato REACH, il nuovo regolamento europeo sulla chimica, sostenendo l'obbligo di sostituzione dei composti pericolosi con alternative piu sicure quando disponibili (il "principio di sostituzione"), un requisito essenziale per evitare di continuare ad accumulare sostanze dannose nel corpo umano e nell'ambiente.

Il regolamento votato oggi rappresenta un forte messaggio del Parlamento europeo ai ministri dei governi UE che presto si troveranno a decidere sul proposto regolamento e una prima vittoria dei cittadini nei confronti della lobby della chimica. Esiste pero' una falla nella normativa che rendera impossibile identificare sistematicamente e sostituire le sostanze piu pericolose, uno degli scopi principali di REACH. Attualmente non disponiamo di dati fondamentali sull'impatto sanitario e ambientale di circa il 90% dei composti in commercio. REACH e stato indebolito proprio per quanto riguarda l'obbligo di fornire informazioni sulla sicurezza di tutte le sostanze chimiche incluse nel regolamento proposto.

Per questo, migliaia di composti pericolosi continueranno a circolare, come gli interferenti endocrini, e REACH non garantira la protezione dell'ambiente e della salute auspicata dai cittadini di tutta Europa.

Il Consiglio dei Ministri ha ora la possibilita di rafforzare la normativa in occasione del prossimo Consiglio Competitivita previsto a Bruxelles: e un'opportunita unica per proteggere donne, uomini e bambini nonche l'ambiente, e non dovrebbe essere sacrificata per i miopi interessi dei grandi gruppi chimici. Continueremo la nostra battaglia per migliorare questo aspetto del regolamento.