Rosa Parks: il suo rifiuto sconfisse
la segregazione razziale
negli USA
Nell'ottobre 2005 è morta
all'età di 92 anni Rosa Lee Parks, icona della lotta
nera contro l'apartheid e la segregazione. La Parks era nata nel 1913 e, il primo
dicembre 1955, avviò a Montgomery, in
Alabama, la protesta contro il segregazionismo sugli autobus,
rifiutandosi di cedere il posto a un bianco. Ne seguì un
boicottaggio dei trasporti pubblici da parte della comunità
nera, fra cui c'era già anche un allora giovanissimo Martin
Luther King. Il boicottaggio si concluse con la desegregazione
degli autobus.
Quando fece il suo rifiuto, la Parks faceva la
rammendatrice in un negozio di Montgomery. Per non avere ceduto
il suo posto a un passeggero bianco, nonostante l'intimazione
dell'autista, la Parks venne arrestata: ciò innescò
un boicottaggio durato 381 giorni, che è considerato l'atto
d'avvio del moderno movimento per i diritti civili, che,
all'inizio degli anni Sessanta, sfociò nel varo del Civil
Rights Act.
La questione giuridica sollevata dal rifiuto
della Parks, legata alla costituzionalità e alla liceità
o meno della segregazione, condusse a una sentenza della Corte
Suprema che impose l'integrazione del sistema dei trasporti. In
una cerimonia commemorativa nel 2000, 45 anni dopo, l'allora governatore
dell'Alabama Don Siegelman disse che il rifiuto della Parks «cambiò
lo Stato e la Nazione per sempre.»
Divenuta, con il suo rifiuto, la «madre
del movimento dei diritti civili», la Parks non ebbe,
comunque, vita facile nella sua Alabama. Come, del resto non la
ebbe, nell'America che usciva dal segregazionismo, il reverendo
Martin Luther King, che ottenne il premio Nobel per la pace per la sua azione, ma finì poi ammazzato a
Memphis, Tennessee, nel 1968, l'anno in cui venne pure ucciso
a Los Angeles Robert Kennedy, che aveva contribuito alla definizione
e al varo del Civil Rights Act.
La Parks e il marito, oggetto di minacce e di
angherie, impossibilitati a trovare lavoro, si trasferirono nel
Michigan: divenne presenza d'obbligo a tutte le celebrazioni delle
conquiste nere. Detroit, che l'aveva adottata, le aveva già
dedicato in vita una strada e una scuola media. Lei aveva risposto
creando il Rosa and Raymond Parks Institute for Self Development,
dove i giovani della città imparano a difendere i diritti
civili.
Valentina Petrini
Alabama, 1955:
quando i neri non potevano sedersi sugli autobus
Montgomery,
Alabama: 1° dicembre 1955. Rosa Parks, una quarantenne nera,
sale sull’autobus e si siede nella quinta fila a sinistra,
dietro i posti riservati ai bianchi. «Gente di colore»
è l’indicazione che ricorda a tutti la netta separazione
tra lo spazio dei neri e quello dei bianchi. E Rosa la rispetta.
Dopo un po’ l’autobus si riempie. Il conducente invita,
quindi, a fare posto ai “signori bianchi”. Così
tre “signori di colore” si alzano. Rosa no. Era stanca,
come i bianchi dopo una lunga giornata di lavoro. Il suo semplice
gesto segna l’inizio del boicottaggio degli autobus a Montgomery.
Il suo «no»
non era urlato, eppure bastò per farsi portare via dalla
polizia. Il reato? Violazione delle norme municipali regolanti
la disposizione razziale dei posti sugli autoveicoli pubblici.
Rosa Parks,
non si sentiva colpevole di alcun reato. Decise che si doveva
fare qualcosa. Così chiamò il presidente dell’N.A.A.C.P,
un'associazione di difesa dei diritti della gente di colore di
cui faceva parte, il quale la raggiunse al commissariato e le
pagò la cauzione. Poi avvisò di quanto era accaduto
Jo Ann Robinson, presidentessa del Consiglio politico delle donne
di Montgomery. Fu lei a proporre il boicottaggio dei mezzi pubblici,
lanciando un appello alla popolazione di colore.
A quel tempo
uno dei due pastori della città era Martin Luther King.
A lui fu chiesto di mettere a disposizione la sua chiesa per permettere
alla comunità nera di riunirsi e discutere questa proposta.
Lunedì
5 dicembre 1955 erano già stati distribuiti 40 mila volantini
in cui si invitavano tutti a non utilizzare gli autobus. In genere
in una giornata lavorativa utilizzavano i mezzi 20 mila neri.
Quel 5 dicembre solo 12 viaggiatori di colore presero i mezzi
pubblici. Un risultato che sorprese tutti.
Ma Rosa fu
condannata comunque per il suo reato ad una multa di 10 dollari.
Poco dopo King divenne presidente della Montgomery Improvement
Association che preparò un testo con le richieste da sottoporre
all’azienda dei trasporti. «Chiediamo che i viaggiatori
prendano posto secondo l’ordine di salita, i neri a cominciare
dalle ultime file.» Nulla di rivoluzionario nelle loro
rivendicazioni che non “osavano” mettere in discussione
il principio della divisione razziale.
«Siamo
qui per dire a coloro che ci hanno maltrattato per tanto tempo
che siamo stanchi. Stanchi di essere segregati ed umiliati. Stanchi
di essere presi a calci in maniera brutale, di essere oppressi.
Non abbiamo altra alternativa che la protesta. Per molti anni
abbiamo mostrato una pazienza sorprendente. A volte abbiamo dato
ai nostri fratelli bianchi l’impressione che il modo in
cui venivamo trattati ci piacesse. Ma questa sera siamo venuti
qui per dire che la nostra pazienza è finita, che saremo
pazienti solo quando avremo libertà e giustizia.»
King quella sera parlò dei “fratelli bianchi”
davanti ad una marea di “fratelli neri”. L’assemblea
approvò all’unanimità il testo con le proposte
da sottoporre all’azienda dei trasporti.
Cominciò
così la battaglia per la parità dei diritti della
comunità nera. Per 381 giorni i neri di Montgomery
rifiutarono di salire sugli autobus. Alla fine, nel novembre 1956
la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiarò incostituzionale
la segregazione razziale sugli autobus. La battaglia di Rosa Parks
e dei neri di Montgomery era vinta.