|
Pugni chiusi verso il cielo |
Città del Messico, ottobre 1968
Gli studenti manifestano in tutte le piazze della capitale e la risposta del governo è durissima: quasi trecento pesone vengono uccise dalla polizia. Ma la macchina delle Olimpiadi non può fermarsi e i giochi vanno avanti come se non fosse accaduto nulla.
Nella finale dei 200 metri il risultato non presenta molte incertezze: i più forti
sono John Carlos e Tommie
Smith. All'uscita della curva Carlos è in testa, ma Smith prende il volo e taglia il traguardo a braccia alzate: record del mondo.
Premiazione: i due neri - primo e terzo - salgono sul podio: senza scarpe, calze nere (quelle che nei
ghetti sono chiamate pinp socks, calze da ruffiano), e mentre suona l'inno a stelle e strisce loro alzano il pugno chiuso coperto da un guanto nero.
«Due braccia nere, tese verso il cielo ormai scuro; due
guanti neri che pochissimi erano riusciti a distinguere, e dei quali nessuno,
tra gli spettatori che affollavano lo stadio, era in grado di comprendere il significato. lrnrnobili, Tommie Smith e John Carlos, rispettivamente primo
e terzo classificati nella finale dei duecento metri piani, avevano ascoltato le note dello Star Spangled Banner con la testa piegata in avanti, lo sguardo fisso alla medaglia che avevano appena ricevuto. Poi, scesi dal loro piedistallo, avevano attraversato in silenzio la pista, ed era come se i pugni guantati dei due velocisti americani si fossero abbattuti sulla coda di paglia dei sommi sacerdoti della fede olimpica...» (Carlo Gregoretti, l'Espresso")
«Se ne pentiranno per il resto della loro vita!», sbraita Payton Jordan, uno dei responsabili della squadra americana.
Il
presidente del Comitato Olimpico americano chiede scusa ufficialmente.
«Le medaglie sono le cose a cui
tengo di più - dice Smith - in atletica. Ma ci sono cose più grandi nella mia
vita delle medaglie e dei record. È stato molto bello vincere per il mio popolo,
oggi.»
E Carlos: «C'è stato un momento in cui ci hanno applaudito: quando la gara era appena terrninata. Ma sappiarno che vi sono dei bianchi che
pensano ai negri come a degli animali non pensanti, delle formiche; per altri siamo cavalli da parata. Quando abbiamo levato il pugno, qualcuno, in
tribuna, ha mostrato il pollice verso...»
|