Nel 2004 l'Italia 7a STOCCOLMA - Le spese militari nel mondo sono cresciute ancora,
per il sesto anno consecutivo, nel 2004 superando i mille miliardi
di dollari, in virtù dei massicci stanziamenti americani
per la guerra al terrorismo. In totale l'anno scorso sono stati spesi 1.035 miliardi di dollari (pari a 841 miliardi di euro), vale a dire 162 dollari per ogni abitante del pianeta. Di questa cifra il 47% è rappresentato dai costi sostenuti dagli Stati Uniti (455 miliardi di dollari) e complessivamente le spese di Usa, Gb, Francia, Giappone e Cina rappresentano il 64% del totale mondiale. L'incremento nel 2004, dell'8%, è stato comunque inferiore a quello registrato nel 2003, dell'11%. Le spese americane hanno subito un'impennata tra il 2002 e il 2004 a causa degli importanti stanziamenti dedicati alla ''guerra al terrorismo'', in particolare in Afghanistan e in Iraq. Le spese militari Usa hanno rappresentato lo scorso anno il 3,9% del prodotto interno lordo, ben lontano quindi dal picco del 6% raggiunto durante la guerra fredda. Il rapporto ricorda anche che l'anno scorso ci sono stati 19 conflitti di una certa rilevanza. La maggior parte di questi durano da molti anni e solo tre - le operazioni contro al Qaida, la guerra in Iraq e il conflitto nel Darfur - sono in corso da meno di tre anni. ''Paradossalmente - nota l'Istituto internazionale, noto per l'accuratezza dei suoi dati - la durata e il ripetersi di molti di questi conflitti può renderli meno visibili sulla scena internazionale" e a dimostrazione di ciò viene citata la scarsa attenzione dei media agli scontri in Nepal e in Uganda. Nel rapporto trovano spazio anche le iniziative prese l'anno scorso per limitare la proliferazione di armi di distruzione di massa e si citano quelle con la Corea del Nord e con l'Iran. L'Istituto di Stoccolma non manca di sottolineare che l'aumento delle spese Usa è stata una conseguenza della decisione di entrare in guerra contro l'Iraq con un debole sostegno internazionale, in particolare da parte dell'Onu. Inoltre le accuse americane e dei loro alleati sulla presenza di armi di distruzione di massa (Adm) in Iraq, ricorda il rapporto, ''erano inesatte e non appoggiate da prove disponibili''. Ma, si legge ancora, la destituzione del presidente iracheno Saddam Hussein e la rinuncia da parte della Libia al suo programma di Adm e di missili balistici ''hanno creato un'opportunità unica di progredire verso l'obiettivo di fare del Medio Oriente una zona senza armi di distruzione di massa''. Quanto agli altri grandi paesi, il rapporto cita una crescita delle spese cinesi del 7% (complessivamente 35 miliardi di dollari), rispetto all'11% medio annuale degli ultimi dieci anni, mentre la Russia ha speso 19 milioni di dollari con un aumento del 5%. Interessante il dato relativo al giro di affari dei cento principali produttori di armi: secondo l'Istituto di Stoccolma equivale al prodotto interno lordo dei 61 paesi più poveri del mondo. Facts on International
Relations and Security Trends (FIRST) |