Damien Millet - Éric Toussaint

Le ipocrisie dell'aiuto allo sviluppo


Il 10 giugno 2005, i ministri delle finanze del G8 annunciavano con grande clamore un modesto alleggerimento del debito dei paesi del Sud (40 sui 2.500 miliardi di dollari). L'Africa e il riscaldamento del pianeta sono stati al centro del vertice del G8 in Scozia (6-8 luglio). Ma dietro queste iniziative mediatiche si nascondono la tirchieria del Nord nei confronti del Sud, provvedimenti economici disastrosi e secondi fini sul piano geostrategico.

Varie ragioni consentono ormai di pronosticare un forte aumento dell'aiuto pubblico allo sviluppo (Oda) a favore dei paesi del Sud del mondo per il 2005. Primo, nel febbraio 2005, i paesi donatori hanno deciso di versare 18 miliardi di dollari alla Banca mondiale, «per consentire un aumento minimo del 25% dell'ammontare dei suoi contributi a fondo perduto e dei suoi prestiti!» (1). Secondo, allo tsunami che ha colpito le rive dell'Oceano indiano nel dicembre 2004 ha fatto seguito un forte aiuto finanziario per la ricostruzione delle coste asiatiche distrutte (2). Terzo punto, l'accordo firmato nel novembre 2004 dai paesi del Club di Parigi prevede l'annullamento dell' 80% del debito pubblico irakeno nei loro confronti (di cui il 30% a partire dal 1° gennaio 2005). Mentre, nel 2004, gli Stati uniti e i loro alleati hanno incluso 2,2 miliardi di dollari di spese in Iraq nel loro Oda, «secondo il piano di attuazione degli accordi bilaterali conclusi tra l'Iraq e i suoi creditori, i membri del Dac - Direzione della cooperazione per lo sviluppo (3) - potranno forse iscrivere nell'Oda fino a 15 miliardi di dollari a titolo di questo sforzo di alleggerimento» (4).
Eppure, nonostante le dichiarazioni mediatiche, la maggior parte dei governi dei paesi ricchi rinnega l'impegno, preso nel 1970 davanti alle Nazioni unite, di dedicare all'Oda lo 0,7% del prodotto interno lordo (Pil) - prodotto interno lordo + entrate dall'estero. Certo il forte calo dell'aiuto rilevato negli anni novanta sembra essere stato bloccato: dopo essere diminuito di un terzo rispetto al Pil dei paesi membri del Dac - dallo 0,34% nel 1990 allo 0,22% nel 2001 - , l'Oda è risalito allo 0,25% nel 2004, cioè a 78,6 miliardi di dollari (5). Seppure rilevante, questa notevole inversione di tendenza non ha nulla di strepitoso. Solo alcuni paesi del nord dell'Europa - Norvegia, Lussemburgo, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi - raggiungono l'obbiettivo dello 0,7%, mentre altri tre - Italia, Stati uniti e Giappone - non superano lo 0,2%.
Il 24 maggio 2005, i paesi dell'Unione europea hanno fissato l'obiettivo dello 0,56% entro l'anno 2010, e dello 0,7% entro il 2015. Chi sa se questo impegno avrà maggiori probabilità di avverarsi di quello del 1970?
In realtà è la natura stessa dell'Oda con il suo contenuto a essere problematica. La definizione fornita dal Dac ne mostra i limiti e ne determina in anticipo gli errori: infatti, l'aiuto è costituito da «prestiti o doni concessi ai paesi e territori citati nella parte I dell'elenco dei beneficiari dell'aiuto [...] da parte del settore pubblico, allo scopo principale di agevolare lo sviluppo economico e di migliorare le condizioni di vita». Quindi il Dac aggiorna un elenco, chiamato «parte I», attualmente costituito da 150 paesi e territori a reddito basso o medio, fruitori di questo aiuto. Gli altri paesi, detti «in transizione», che formano la «parte II», sono paesi dell'ex-blocco sovietico e alcuni altri più avanzati: i prestiti e donazioni loro concessi non entrano nell'Oda. In compenso, i prestiti figurano nel calcolo non appena sono elargiti ai paesi aventi diritto a un tasso inferiore a quello del mercato e non appena comportino una parte di donazione superiore al 25%.
La somma di queste elargizioni è lunga dall'essere trascurabile: alla fine del 2002, il debito dei paesi del Sud legati all'Oda - e all'aiuto pubblico - raggiungeva i 171,7 miliardi di dollari (6).
Quindi, questo aiuto è in se stesso profondamente generatore di debiti.
Di conseguenza i rimborsi che genera provocano un'emorragia di capitali per i paesi del Sud. Tra fine 1996 e fine 2003, per quanto riguarda i crediti bilaterali a tassi agevolati, i paesi in via di sviluppo hanno rimborsato 31 miliardi di dollari di più di quanti ne abbiano ricevuti a titolo di nuovi prestiti (7). Alla fin fine, i paesi donatori si arricchiscono a spese di quelli che pretendono di aiutare. La definizione degli obiettivi di questi doni e prestiti rimane sufficientemente vaga da lasciare il campo libero a infinite manipolazioni statistiche.
In realtà, le principali attività finanziate hanno poco a che vedere con i bisogni elementari delle popolazioni. L'esame delle cifre del 2003 rivela che il 12% dell'Oda riguardava remissioni del debito, senza che si generasse alcun flusso finanziario positivo per i paesi indebitati. E questa cifra si è quadruplicata in tre anni. L'impostura è dovuta al fatto che spesso i crediti annullati sono in realtà vecchi crediti dubbi. Il loro annullamento si riassume in una operazione di risanamento dei conti da parte di paesi che ne approfittano due volte sul piano mediatico, perché possono annunciare con grande clamore alleggerimenti del debito, per poi annunciare, l'anno successivo, un aumento del loro aiuto allo sviluppo mentre si tratta della stessa operazione finanziaria. L'annuncio fatto a Londra l'11 giugno 2005 dai ministri delle finanze dei sette paesi più industrializzati - il G7 - , dell'azzeramento di parte del debito multilaterale di 18 paesi poveri molto indebitati (Hipc- Heavily Indebted Poor Countries) si iscrive nella stessa logica.
Presentata come un favore «storico», la cancellazione del debito detenuto dalla Banca mondiale, dalla Banca africana per lo sviluppo e dal Fondo monetario internazionale, riguarda soltanto i paesi che hanno condotto a termine l'iniziativa Ppte, ossia almeno quattro lunghi anni di camicia di forza neoliberista (apertura dei mercati a vantaggio delle società transnazionali; privatizzazioni; liberalizzazione dell'economia; aumento della fiscalità indiretta - Iva - e delle spese scolastiche e sanitarie, tutti provvedimenti che colpiscono soprattutto i poveri). Questi 18 paesi rappresentano soltanto il 5% della popolazione totale dei paesi in via di sviluppo. Il costo annuo di questa cancellazione non dovrebbe superare 1,2 miliardi di dollari per i paesi del G7, ossia 600 volte meno delle spese militari, e senza alcuna garanzia che questo verrà aggiunto all'attuale Oda.
Le spese dell'«accoglienza» La parte di remissione del debito, che ammonta al 30% in Francia, ha consentito di annunciare un aumento dell'Oda nel 2003, mentre, escluso l'alleggerimento del debito, l'Oda in realtà è diminuito (8). Allo stesso modo, un alleggerimento del debito nei confronti della Repubblica democratica del Congo ha permesso al Belgio di annunciare un Oda in netto rialzo nel 2003 (0,60% del Pil contro lo 0,43% nel 2002). Ma, fin dal 2004, questa cifra è ricaduta allo 0,41%, smascherando la frode. Il record per il 2004 spetta al Portogallo, il cui Oda è balzato al 187,5% in seguito a un eccezionale alleggerimento del debito nei confronti dell'Angola.
Di più, il trattamento contabile di questi annullamenti è discutibile.
Secondo le regole dell'Ocse, un prestito commerciale concesso nel 1990 e annullato nel 2005 provoca un aumento dell'Oda 2005. Sulla carta, tutto si svolge come se questi fondi fossero di nuovo distribuiti, mentre nulla di tutto questo avviene. Peggio ancora: quello che viene preso in considerazione è il valore nominale dei crediti annullati. Ma, di fronte alle difficoltà incontrate dai paesi interessati, una reale valutazione del loro debito dovrebbe comprendere uno sgravio importante, poiché un creditore desideroso di cedere questo credito dovrebbe consentire uno sconto rilevante per trovare un acquirente. Per le Hipc, «il governo degli Stati uniti - incaricato dal Congresso della valutazione del valore attualizzato del suo portafoglio di prestiti - applica uno sgravio del 92%» (9).
In queste condizioni, includere nell'Oda il valore nominale dei crediti annullati, come fanno i governi dei paesi industrializzati (tra cui gli Stati uniti) costituisce una deliberata malversazione. D'altronde, la cooperazione tecnica - oltre un quarto dell'Oda! - comprende «le donazioni a cittadini di paesi beneficiari dell'aiuto che ricevono un insegnamento o una formazione nel proprio paese o all'estero» e «i pagamenti destinati a spesare i consulenti, consiglieri e altri operatori, così come gli insegnanti e amministratori in missione nei paesi beneficiari!». Eppure, tutti sanno che gli insegnanti dei paesi ricchi espatriati insegnano spesso in strutture scolastiche frequentate per la maggior parte dai figli di altri espatriati.
La Francia, il Canada, l'Austria e la Germania contabilizzano nel loro Oda le tasse scolastiche, vale a dire il costo degli studi di giovani originari dei paesi prescelti che proseguono gli studi di secondo e terzo ciclo in questi quattro paesi. Inizialmente, il Dac tollera l'inclusione delle tasse scolastiche a condizione che gli studi riguardino questioni di sviluppo e che gli studenti facciano poi ritorno nel paese d'origine. In realtà il calcolo non rispetta questa condizione poiché, da un lato, integra le somme prima di sapere se il rientro nel paese sarà effettivo e, dall'altro, riguarda anche gli studenti stranieri nati nei paesi donatori, la maggior parte dei quali si stabiliranno qui. Si tratta tuttavia di somme importanti: 660 milioni di euro per la Francia nel 2005. Anche le spese legate alla «accoglienza» dei profughi sono incluse nell'Oda: è quanto succede per le spese di detenzione o di espulsione, in condizioni spesso drammatiche, di numerosi candidati all'asilo che tentano di rifugiarsi nei paesi del Nord per sfuggire alla repressione.
Il legame con lo sviluppo dei paesi del Sud è impossibile da giustificare.
Anche in questo caso sono in gioco cifre importanti: per la Francia nel 2005, 373 milioni di euro, ossia sei volte di più che nel 1996 (10). Secondo l'Ocse, quasi tre quarti dell'Oda bilaterale sono costituiti da fondi «ad obiettivo speciale», come la cooperazione tecnica, le remissioni di debiti, l'aiuto urgente e le spese amministrative.
La Banca mondiale aggiunge: «Sebbene le donazioni ad obbiettivo speciale siano una parte essenziale del processo di sviluppo e abbiano un impatto sul bilancio dei paesi donatori, esse non forniscono risorse finanziare addizionali per il raggiungimento degli obbiettivi del millennio» (11). Infatti, una parte rilevante delle somme dichiarate è spesa nel paese «donatore» (acquisto di prodotti alimentari, medicinali, attrezzature, trasporto di merci, missioni di esperti, ecc.), ha ammesso Robert McNamara, presidente della Banca mondiale dal 1968 al 1981. Meglio ancora, questo aiuto non è concentrato prevalentemente nei paesi che ne avrebbero maggior bisogno. Nel 2002-2003, il 41% soltanto degli aiuti è stato diretto verso i 50 paesi meno avanzati (Pma) (12). Invece, la parte destinata all'Afghanistan, alla Colombia, all'Iraq, alla Giordania e al Pakistan nell'Oda bilaterale totale è stata moltiplicata per 3,5 tra il 2000 e il 2005, il che conferma il fatto che i fattori strategici continuano a svolgere un ruolo rilevante nell'assegnazione delle risorse verso i paesi beneficiari.
Il principale obbiettivo dei donatori è proprio il rafforzamento della propria zona d'influenza mediante l'appoggio politico ai dirigenti alleati del Sud, per poter imporre loro decisioni economiche e controllare le loro prese di posizione nei vertici internazionali.


note:

* Rispettivamente presidente del Comité pour l'annulation de la dette du tiers monde (Cadtm), Francia, autore di L'Afrique sans dette (Cadtm/Syllepse, Parigi 2005), e presidente del Cadtm Belgio, autore di La finance contre les peuples (Cadtm/Syllepse, Parigi 2004).
(1) Organizzazione di cooperazione e di sviluppo [développement] economico (Ocde - in italiano Ocse). L'aiuto pubblico allo sviluppo cresce di nuovo - ma gli obbiettivi per il 2006 restano una sfida, 11 aprile 2005, www.oecd.org/cad.
(2) Si veda Damien Millet e Éric Toussaint, Les Tsunamis de la dette, Cadtm/Syllepse, Parigi, 2005. Istanza dell'Ocse composta di 23 paesi di questa organizzazione su 30, il Dac ha l'incarico di centralizzare le informazioni riguardanti l'Oda.
(3) Organismo dell'Ocse, composta da 23 paesi di questa organizzazione su 30, la Dac ha il compito di centralizzare le informazioni riguardanti l'Oda.
(4) Ocse. L'aiuto pubblico allo sviluppo cresce di nuovo..., ibid.
(5) A titolo di paragone, ogni anno, i paesi in via di sviluppo sborsano oltre 370 milioni di dollari per il rimborso del proprio debito esterno.
Si veda wsww.cadtm.org
(6) Ocse, Statistiques sur la dette extérieure 1998-2002, Parigi, 2003.
(7) Calcolo degli autori secondo Global Development Finance 2004, Banca mondiale, Washington, 2004.
(8) Dette & Développement, Rapport 2003-2004: la dette face à la démocratie, 2004, www.dette2000.org.
(9) Conferenza delle Nazioni unite per il commercio e lo sviluppo (Unctad). Le Développement économique en Afrique. Endettement viable: oasis ou mirage?, Ginevra, 2004
(10) Alto consiglio della cooperazione internazionale, La Programmation de l'aide pubblique française au développement. Recommandation, parere adottato in seduta plenaria l'11 maggio 2005, www.hcci.gopuv.fr/travail/ avis/avisapd.html
(11) Banca mondiale, Global Development Finance 2005, op. cit.
(12) Si veda Ocse, Direzione della cooperazione per lo sviluppo (Dac), Annexe statistique de la pubblication. Coopération pour le développement, Rapport 2004, tabella 26, www.oecd.org.dac/stats/dac/dcrannex.