L'arrivo dei popoli semiti nella regione oggi
chiamata Medio Oriente comincia nel 3000 a.C.
Con il termine semiti (la parola trae le sue origini da Sem,
uno dei tre figli di Noè) s’intendono tutti i
popoli che parlano, o hanno parlato, lingue collegate al ceppo
semita. Le analisi genetiche mostrano che tutti questi popoli
condividono una notevole affinità che confermerebbe
la discendenza da antenati comuni: il termine semita, dunque,
si può genericamente
riferire ad Ebrei, Arabi e genti di lingua amarica.
Il termine ebreo (in ebraico יהודי yehudi) è di
difficile definizione. Si rifà, infatti, ad una domanda
la cui risposta è molto controversa: se cioè gli
ebrei siano semplicemente un gruppo religioso, un popolo o semplicemente
i rappresentanti di una cultura.
Gli ebrei si sono sempre visti anche come un popolo a causa delle
comuni leggi religiose, anche fra la popolazione in diaspora. Allo
stesso tempo sarebbe sbagliato definire gli ebrei come un'etnia specifica.
Nel mondo ci sono ebrei con tratti somatici e colori della pelle
diversi, fino ad arrivare al caso degli ebrei etiopi con la pelle
nera.
Secondo le leggi religiose ebraiche, chi ha una madre ebrea è a
sua volta un ebreo, indipendentemente dalle sue credenze. Questo
perché la madre è incaricata, nella tradizione, di
educare i figli in base alle tradizioni e consuetudini ebraiche.
L'ebraismo è effettivamente una religione e l'identità ebraica è basata
su questa fede, ma allo stesso tempo non è esatto affermare
che solo chi segue tale religione è un ebreo. In questi
termini, sarebbe forse più corretto parlare di un incrocio
tra un gruppo religioso e una stirpe, che traccia la sua origine
leggendaria in Giacobbe (chiamato in seguito Israele):
egli è un
personaggio dell'Antico Testamento ed è considerato il capostipite
del popolo d'Israele. Le sue vicende sono narrate nel libro della Genesi e
tutta la storia antica degli ebrei è un intreccio fra realtà,
leggenda e credenza religiosa (e tenendo assolutamente presente tale aspetto, qui se ne fa cenno).
Giacobbe era figlio di Isacco (il figlio di Abramo,
XVIII sec. a.C.) e di Rebecca, e fratello gemello di Esaù,
che nacque però per primo: con l'astuzia Giacobbe riuscì ad
acquistare da Esaù la primogenitura in cambio di un piatto
di lenticchie; in seguito, quando Isacco era in punto di morte,
approfittando della momentanea assenza del gemello, carpì la
benedizione prevista per Esaù indossando una pelliccia di
animale, così da poter passare per il fratello, che era
molto peloso. Per non incorrere nell'ira di Esaù, Giacobbe
fuggì e
durante il viaggio ebbe la visione della scala celeste e la promessa
della discendenza. Dalle sue nozze con Rachele nacquero dodici
figli, dalla cui discendenza avranno origine le dodici tribù di
Israele.
Il figlio prediletto di Giacobbe, Giuseppe, dopo
essere stato venduto dai fratelli e creduto morto dal padre, divenne
ministro del faraone e negli anni delle vacche magre fece trasferire
le tribù di
Israele in Egitto per sfuggire alla carestia.
Della tribù di Levi faceva parte Mosè (sec.
XIII a.C): Mosè significa "salvato
dalle acque":
infatti, mentre era ancora in fasce la madre lo pose in una cesta lungo
il Nilo, sperando così di salvarlo dalla persecuzione
che il faraone aveva scatenato contro i primogeniti ebrei.
Il bambino fu trovato da una schiava di corte e Mosè crebbe
di fatto come uno dei figli del faraone; quando venne a sapere
di essere ebreo, Mosè decise di abbandonare la condizione
privilegiata in cui viveva per seguire la sorte del suo popolo,
in schiavitù. Fuggito poi nel deserto, Mosè salì sul
monte Sinai, considerato sacro, ed ebbe la prima visione di Dio:
vide un roveto che ardeva senza bruciare e ricevette
da Dio la missione di liberare gli ebrei dalla schiavitù.
Tornato in Egitto, Mosè cercò di usare la sua
influenza sul faraone per far liberare gli ebrei, ma non vi riuscì.
Nonostante l'incredulità degli ebrei, invocò l'aiuto
di Dio che mandò sull'Egitto dieci piaghe: l'ultima di
queste, la morte di tutti i primogeniti maschi egiziani,
convinse il faraone a lasciar andar via gli ebrei. L'ultima notte
prima di partire gli ebrei cenarono con l'agnello, il pane azzimo
(cioè non
lievitato) ed erbe amare. Quel giorno sarà ricordato dagli
ebrei come il giorno della Pasqua, la Liberazione,
il Passaggio dalla schiavitù alla libertà.
Il faraone, pentitosi della propria generosità, inviò l'esercito per catturarli, ma
Dio fece aprire le acque del Mar Rosso, per permettere agli ebrei
di mettersi in salvo, salvo poi richiuderle mentre passavano gli egiziani. Giunti al monte Sinai, Mosè ricevette
da Dio il Decalogo, la Legge di Dio per gli ebrei.
Quando il popolo d'Israele, guidato dal successore di Mosè,
Giosuè, si ristabilì in Palestina (verso il 1200
a.C.), il paese venne suddiviso in undici parti, in ognuna delle
quali si stabilì una tribù.
La tribù di Giuda, la più numerosa,
occupò la
parte meridionale del paese; alla morte di Salomone (IX secolo
a.C.) si separò dal resto di Israele, costituendo il regno
di Giuda. Successivamente la regione corrispondente venne chiamata
Giudea.
Una serie di regni e stati ebraici ebbe vita nella regione per
oltre un millennio, il più delle volte, però, sottomessi
ai babilonesi, ai persiani, ai regni ellenistici; l’indipendenza
riconquistata nel II sec. a.C. durò fino all'invasione
da parte dei romani. I tentativi di rivolta fallirono, e nel II sec.
d.C. ci fu la massiccia espulsione degli Ebrei dalla loro patria
o il loro volontario esilio (Diaspora ebraica).
Per secoli la Chiesa cattolica imputò agli ebrei, a tutti gli
ebrei, di essere i responsabili della crocifissione di Gesù (egli
stesso ebreo, ovviamente) e li perseguitarono in tutti i modi: ad
esempio vietando loro di coltivare la terra, che avrebbero resa
impura per la loro colpa, e costringendoli a svolgere lavori legati
al commercio (di qui il luogo comune dell'ebreo attaccato al denaro),
o addirittura cercando di eliminarli fisicamente. Questo profondo
sentimento antisemita fu all'origine dei pogrom (massacri) compiuti
nei secoli XVIII e XIX nell'Europa orientale, soprattutto in Polonia
e in Russia, e delle teorie razzistiche che alimentarono il nazismo (ma che però nacquero negli USA...).
Nel VII secolo d.C., l'Impero Bizantino perse la regione per
mano degli Arabi che, insediandosi, vi attrassero nuovi coloni.
Dopo le Crociate i nuovi dominatori furono gli Ottomani, che
rimasero al potere fino alla fine della I guerra mondiale,
quando l’impero
turco si sgretolò.
Nell'immediato dopoguerra la Società delle Nazioni affidò
alla Gran Bretagna un Mandato (uno strumento giuridico
creato per
la tutela delle popolazioni ritenute incapaci di autogovernarsi)
per la Palestina, mentre per la Siria il Mandato fu attribuito
alla Francia.
La popolazione ebraica, ridottasi a circa 10.000 unità all'inizio
del XIX secolo, ricominciò ad aumentare alla fine dell'Ottocento.
Fu in quel periodo che si sviluppò il sionismo,
movimento fondato da Theodor Herzl nel 1867, che auspicava la creazione
di un'entità politica
ebraica in Palestina. Dopo il 1918 la
Società delle Nazioni trasferì la Palestina sotto il
controllo dell'Impero britannico, che con la Dichiarazione del
titolare del Foreign Office, A. J. Balfour, si era fatto promotore
della costituzione di uno stato ebraico in Palestina. L'avvento
del Nazismo e la tragedia della Shoah portarono
ad un ulteriore flusso migratorio di ebrei provenienti da diverse
nazioni europee.
Nel 1939 l'amministrazione britannica pose fortissime limitazioni
all'immigrazione e alla vendita di terreni ad ebrei e respinse
le navi cariche di immigranti ebrei. I vari movimenti ebraici iniziano
ad operare per la creazione del loro Stato, spesso con micidiali attentati
terroristici contro gli Arabi e le istituzioni britanniche.
Molti ebrei parteciparono alla guerra contro il nazifascismo, sia
inquadrati in vari eserciti nazionali sia in formazioni autonome
come la Brigata
Ebraica.
Nel 1947 l'Assemblea delle Nazioni Unite stabilì la creazione
di uno Stato ebraico e di uno Stato arabo in Palestina, con la
città di Gerusalemme sotto l'amministrazione diretta dell'ONU.
La dichiarazione venne accolta con favore dagli ebrei, mentre gli
Stati arabi proposero la creazione di uno Stato unico federato,
con due governi. Tra il dicembre del 1947 e la prima metà di
maggio del 1948 vi saranno cruente azioni di guerra
civile da ambo le parti. Il 14 maggio del 1948 viene dichiarata
la nascita dello Stato di Israele.
Il 15 maggio, le truppe britanniche si ritirarono definitivamente
dai territori del Mandato. Lo stesso giorno gli eserciti di Egitto,
Siria, Libano, Iraq e Transgiordania, attaccarono il neonato Stato
di Israele. L'offensiva venne bloccata dall’esercito israeliano
** e le forze arabe vennero costrette ad arretrare. La guerra,
terminata con la sconfitta araba nel maggio del 1949, sarà poi l'origine di tutti gli scontri successivi, e che durano tuttora: circa 700mila
profughi arabi.
In seguito all'armistizio ed al ritiro
delle truppe ebraiche, l'Egitto occupò la striscia di Gaza
mentre la Transgiordania occupò la Cisgiordania, assumendo
il nome di Giordania. Israele si annesse la Galilea e altri territori
a maggioranza araba conquistati nella guerra.
Negli anni immediatamente
successivi, dopo l'approvazione (5 luglio 1950) della Legge del
Ritorno da parte del governo israeliano, si assiste ad una nuova
forte immigrazione, che porterà al raddoppio della popolazione
di Israele. In gran parte, inizialmente, si tratta di profughi
ebrei sefarditi provenienti dai paesi arabi, espulsi dai loro paesi
di origine dopo la nascita dello stato. In seguito vi sarà anche un massiccio esodo dai Paesi del blocco sovietico .
La stella di David si
trova sulla bandiera dello Stato d’Israele (insegna che
fu adottata al primo Congresso Sionista, a Basilea, nel
1897). Tuttavia il simbolo ufficiale del
moderno Stato d'Israele non è il Magen David ma
la Menorah, cioè il candelabro a sette braccia.
L'origine della stella è controversa: alcuni suppongono
che essa rappresenti la forma dello scudo del re Davide (o forse
l’emblema
inciso su di esso) ma a
conferma di ciò non vi sono riferimenti nella Bibbia o
nella letteratura rabbinica; altri invece ritengono che il
triangolo col vertice volto verso il basso rappresenti il rivelarsi
di Dio all’uomo,
e quello col vertice volto verso l’alto
sia la risposta dell’uomo al disegno di alleanza divina.
La Menorah è un candelabro a sette bracci
che nell'antichità veniva acceso con dell'olio sacro all'interno
del Santuario di Gerusalemme.
v. anche Israeli History
* da Wikipedia: Storicamente, la dicitura
Medio Oriente deriva dalla suddivisione amministrativa che la
Gran Bretagna aveva operato per il mondo asiatico che da essa
dipendeva in periodo coloniale, ma si riferiva in origine a una
regione diversa da quella attuale: il cambiamento di significato è dovuto
all'influenza americana.
L'espressione Near East indicava infatti per il Foreign
Office e il Ministero delle Colonie il mondo arabo sottoposto
al dominio ottomano, dal Marocco alla Turchia compresa, includendovi
la stessa Grecia che dell'Impero Ottomano "vicino-orientale" faceva
allora parte e che divenne indipendente solo nel 1820-21.
L'espressione Middle East identificava invece l'area
(non esclusivamente islamica) che dalla Persia giungeva fino
a tutto il sub-continente indiano che faceva parte all'epoca
dei suoi domini.
L'espressione Far East si riferiva infine all'area che
si estendeva ancor più a Oriente.
Un equivalente di ciò, con qualche minore differenziazione,
fu usato anche dalla Francia che
impiegava (e tuttora impiega) correntemente i termini Proche
Orient, Moyen Orient e Extreme Orient.
In Italia invece una discreta confusione
seguita ad accomunare Vicino Oriente a Medio Oriente, con una
predilezione per quest'ultima, con sovrapposizioni che sono dovute
essenzialmente a una inadeguata categorizzazione geo-politica
dell'intera area per le caratteristiche della storia coloniale
italiana.
Essa rimase infatti limitata all'area africana e non sentì alcuna
necessità di individuare con precisione burocratica diverse
e disomogenee regioni del mondo, limitandosi di conseguenza a
coniare per Eritrea, Somalia e,
per breve periodo, Abissinia l'espressione "Africa
Orientale Italiana" laddove, per riferirsi al complesso
dei domini italiani d'oltremare, includendovi la Libia,
si ricorreva alla più semplice definizione di "Africa
Italiana".
La dicitura "Medio Oriente" è comunque
stata recepita e usata nel mondo arabofono (al-Sharq al-awsat)
che peraltro ricorre assai più volentieri ai termini "Màghreb" e "Màshreq" (rispettivamente "Occidente" e "Oriente")
per identificare i paesi arabi nordafricani, con l'esclusione
dell'Egitto da cui, verso le aree arabofone più orientali,
si usa appunto il termine Màshreq.
** E che sia riuscito a prevalere un esercito di proporzioni assai ridotte rispetto all'insieme delle foze nemiche, la dice lunga sulla determinazione e la volontà di sopravvivenza di questo popolo. Peccato che per decenni il diritto di Israele di vivere in pace si sia costruito sulla negazione ai palestinesi dello stesso diritto: basta ricordare le ben 73 Risoluzioni dell'ONU ignorate o violate da Israele. |