l

 

Moni Ovadia

Si può essere ebrei, comunisti e dalla parte dei palestinesi


Si può essere ebrei e comunisti. E per questo essere dalla parte dei palestinesi.

È quanto ha provato a spiegare l'artista Moni Ovadia ad un Forum organizzato da la Rinascita della sinistra organo del PdCI, alla presenza del segretario Oliviero Diliberto. «È legittimo criticare il governo israeliano - dice Ovadia - diventa razzismo quando si criticano gli israeliani in quanto tali».
Bisogna fare un pò di ordine, sintetizza Ovadia, perchè, «pur essendo io antinazionalista e contro tutti i nazionalismi, devo ricordare che Israele, in quanto Stato, nasce da una risoluzione dell'Onu votata da tutti i paesi, a cominciare dall'Unione Sovietica di Stalin, con l'opposizione dei paesi arabi, naturalmente, e l'astensione della sola Gran Bretagna». Ma Ovadia, di fronte all'affollatissima platea del centro congressi Cavour di Roma, tiene a sottolineare di essere vicino alla causa palestinese: «i palestinesi sono stati il popolo più solo del mondo. spesso abbandonati anche dai loro amici arabi. Io sto con un popolo oppresso. Questo è il dovere di un uomo prima ancora che il dovere di un uomo di sinistra».
E sulla legittimità di Israele e dello Stato palestinese, è intervenuto anche Oliviero Diliberto che ha ricordato come alla tanto vituperata manifestazione di qualche settimana fa, a cui il PdCI aveva aderito, «due persone fisiche hanno bruciato una bandiera israeliana». Diliberto non usa mezzi termini: «sono due cretini, due delinquenti. L'effetto ottenuto è che si è parlato solo di questo e non della piattaforma della manifestazione: "Due popoli in due Statì».
Sul fatto che Israele sia legittimato a esistere Diliberto non discute, «ma i governi israeliani si sono comportati in una maniera che io ritengo di poter criticare politicamente». E aggiunge: «ho sempre sostenuto che Israele dovesse essere uno Stato libero e sicuro. ma perchè questo possa accadere anche la Palestina deve essere uno stato libero e indipendenten perchè solo così sarà sicuro Israele». Insomma, Diliberto rivendica di «stare dalla parte palestinese anche per la sicurezza di Israele» e critica aspramente l'assalto alla prigione di gerico per prelevare il terrorista Saadat: «il governo israeliano ha commesso una violazione del diritto internazionale».
Ma i ragionamenti su Israele e Palestina non possono non toccare il ruolo degli Stati uniti e la guerra nell'Iraq. Si parte da Hamas che, ricorda Moni Ovadia, «è stata eletta liberamente come certificato da tutti gli osservatori. Oggi Hamas è quello che era Fatah venti anni fa: una forza antagonista che ha però svolto nei Territori Occupati una funzione sociale importantisisma, altrimenti non vinceva le elezioni». Ovadia ne fa una questione di giustizia e critica l'amministrazione americana che in Medio Oriente «non porta democrazia, porta la logica del proprio potere e dei propri interessi». Secondo Ovadia «la guerra in Iraq è un mostro. Non ha niente a che vedere nè con la democrazia nè con la libertà: è una guerra imperialista e falsi sono i suoi presupposti. Ma un certo establisment vuole che a quei presupposti noi crediamo: ci impone di essere scemi».
Dello stesso tenore il pensiero di Diliberto: «A sinistra deve iniziare una bonifica mentale, una riforma dell'igiene mentale. Quando Bush ha ricevuto Berlusconi ho dichiarato che quelle mani che si stringevano erano grondanti di sangue. Come se uno guardasse alla pesantezza dell'espressione e non alla durezza della guerra. Noi volevamo evitare la guerra ma non ci siamo riusciti. Devo smettere di protestare? Con Bush, non con l'America. noi amiamo l'America dei diritti non quella di torture e massacri».

l’Unità 17.03.2006

il sito del Partito Comunista Israeliano